top of page

COME SI FINANZIA UNA START-UP?

Come si finanzia un’impresa che non ha accesso né al mercato pubblico dei capitali, né al credito bancario?

Al giorno d’oggi, quasi tutti abbiamo sentito parlare di start-up, ovvero un’organizzazione temporanea che punta a sviluppare un nuovo modello di business scalabile e replicabile.

Ma come si finanziano le start-up? Quali sono le fasi che trasformano questo modello di business in aziende solide e affidabili che sfornano utili per i loro azionisti?

Andiamo a vederle insieme:

  • Pre-seed Bootstrap: in questa fase la start-up ancora non esiste, c’è solo un’idea e gli investitori sono familiari ed amici che credono nel progetto e nelle persone che andranno a realizzarlo. Investire in questa fase comporta un rischio maggiore poiché non si hanno a disposizione i dati per valutare l’azienda ed il tasso di default è altissimo. Tuttavia, casi virtuosi come quello di Amazon, ci insegnano che la follia a volte paga: i genitori di Jeff Bezos investirono 237.000$ nella start-up del figlio e adesso la loro partecipazione vale più di 30 miliardi di dollari.

  • Seed: in questa fase il team è già formato e qualcosa comincia a nascere, entrano in gioco gli strumenti di crowdfunding e le figure dei “business angel”, ovvero quei venture capitalist molto aggressivi che comprano centinaia di quote di aziende piccolissime sperando di scovare tra queste un “unicorno”, ovvero quelle aziende che hanno una valutazione sopra il miliardo di dollari.

  • Early stage: nella terza fase di finanziamento entrano nelle aziende più interessanti i fondi di venture capital, i quali comprano delle quote di minoranza attratti dalle forti prospettive di crescita della società. In questa fase avviene la maggiore scrematura tra le start-up, infatti i modelli meno efficienti vanno in default perché non riescono a soddisfare un bisogno o arrivare al giusto target di clientela.

  • Early growth: adesso l’impresa ha una base di clienti, un prodotto e un piano di sviluppo che deve essere finanziato. In questa fase, alcuni fondi di venture capital meno aggressivi validano le aziende con più margini di crescita ed investono anche con assegni a 6 o 7 zeri.

  • Stage A e B: il rischio di default diminuisce e di conseguenza anche la marginalità dei fondi di private equity, i quali, tuttavia, vedendosi più vicini a una fase di exit, sono ingolositi ad entrare in questa fase di sviluppo del business dell’azienda.

  • Growth: l’azienda è ormai matura, cominciano a bussare alla porta le banche d’investimento e gli hedge fund, i quali pregustano una quotazione in borsa e cercano di accaparrarsi le azioni dell’azienda prima del mercato.

  • Exit: sia l’azienda che i fondi d’investimento passano all’incasso, negli Stati Uniti spesso questo avviene tramite IPO sui mercati pubblici oppure utilizzando altri canali come la vendita ad un concorrente o ad un’azienda più grande o vendendo ad un altro fondo di private equity.



Chiaramente, in fase di exit, guadagna maggiormente chi è entrato prima, perché hanno rischiato di più ma hanno comprato a prezzi più bassi. Tuttavia, il rendimento si valuta sempre come moltiplicatore del capitale investito, ad esempio da 2x a 100x.


E tu sei interessato a questo tipo di investimenti?

In che fase preferiresti entrare in questo mercato di aziende non quotate?

Scrivimi per avere più informazioni e parliamone assieme.



15 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page