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Chat GPT sospeso in Italia: la sfida della privacy nell'era dell'IA

L’intelligenza artificiale e tutte le sue possibili applicazioni stanno cambiando il nostro modo di vivere ed, in futuro, porteranno a decine di migliaia di innovazioni sia nell’industria sia nel settore dei servizi.

Oltre che il futuro, però, l’intelligenza artificiale rappresenta anche il nostro presente, basti pensare alla start up OpenAI e al suo prodotto ChatGPT, ormai giunto alla 4° versione, che ha raggiunto il miliardo di utenti in pochi mesi.

Ovviamente, in un paese che non cresce da 30 anni, non investe in innovazione e ricerca, e che lascia i suoi giovani andare all’estero alla ricerca di salari competitivi col costo della vita attuale; il garante della privacy blocca ChatGPT poiché: “non tutela la privacy degli utenti.”

In un mondo in cui la nostra vita privata finisce in storie di 24 ore, reels, post e fotografie, il garante della privacy si preoccupa di bloccare uno dei software più tecnologicamente avanzati del nostro tempo e accessibile a tutti, perché non tutela la raccolta dei nostri dati. Cosa che non fanno neanche gli altri, in quanto ognuno di noi è profilato tramite cookies e bombardato da pubblicità ad hoc.

Personalmente mi auguro che il garante della privacy si ravveda e che questo paese, una volta per tutte, si svegli da questa ipocrisia e smetta di provare a fermare il vento con le mani. Il cambiamento di certo va guidato e regolamentato, per far sì che non si creino più ‘giungle’ come quelle legate alle criptovalute, ma fermare il cambiamento non è la soluzione.

Questo paese ha bisogno di persone che credano fermamente nel cambiamento e che investono, con capitali lungimiranti, una piccola parte del proprio portafoglio nel mercato del private equity e del venture capital, solo così l’Italia può tornare a crescere ed a garantire un futuro occupazionale e prospero per le generazioni future.



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